lunedì 9 marzo 2015

Villa Carcano (Anzano del Parco)

  FAI  XXIII GIORNATA DI PRIMAVERA

Giornate FAI di Primavera 2015

Sabato 21 e domenica 22 marzo 2015
VILLA CARCANO (ANZANO DEL PARCO)
INTRODUZIONE (da esporre al cancello)

Buongiorno. Siamo ......, ...... e.....(nomi),studenti del Liceo Carlo Porta di Erba.


Vi ringraziamo a nome del FAI per essere qui a partecipare alla 23^ GIORNATA DI PRIMAVERA, che è ormai da molti anni un fine settimana dedicato alla scoperta dell'arte e della natura italiane.
Il FAI, Fondo Ambiente Italiano, è una fondazione senza scopo di lucro nata nel 1975 per tutelare e rendere fruibile per tutti il patrimonio artistico e naturale italiano. La sua missione è conservare, restaurare e aprire al pubblico dimore storiche e aree naturali, proteggendole dal tempo, dalla speculazione e dal degrado.

Ci troviamo ad Anzano del Parco, lungo la statale Como –Bergamo,  a 12 Km da Como; il centro storico, dentro cui si incastonano la chiesa parrocchiale dedicata a san Michele e questa villa dei marchesi Carcano, si trova a 329 m. s.l. , su una collina morenica prodotta dall’ ultima glaciazione (fase Würm); le frazioni sorgevano ora più in alto: Monticello, Cavogno, ora più in basso: Bettolino*, Scuderie, Stazione, Cavognetto*, Fornace.
(*sono le uniche ancora oggi considerate tali)
Il nome Anzano secondo alcuni deriverebbe dal latino ecclesiastico Anzanum, da Antianus, riconducibile al nome  personale di epoca romana Antius; secondo altri, invece, l’etimologia del toponimo risalirebbe all’età neolitica  e sarebbe accostabile a quella di altri centri abitati: Anzo di Framura(Liguria), Anzasco, Anzate (Piemonte).

Reperti archeologici attestano la presenza di insediamenti gallici fin dal IV secolo a. C. e la successiva occupazione anche dell’area di Anzano da parte delle legioni romane capitanate da Marco Claudio Marcello dopo la vittoria riportata a Clastidium (Casteggio nell’Oltrepò Pavese) nel 222 a.C. e la conquista di Milano nel 221 a.C.
In particolare ricordiamo che nel parco di villa Carcano fu rinvenuta nel 1839 un’iscrizione  la cui possibile datazione si colloca fra il II e il III secolo d.C. (NIGELLIONI/SEVERI. F/IOVENI)
Mancano documenti relativi all’Alto Medioevo; la dedicazione ab antiquo della chiesa del borgo a S. Michele potrebbe essere indicativa della presenza dei Longobardi che annoveravano tra i loro protettori l’Arcangelo guerriero, principe delle schiere celesti e vincitore nella lotta contro Satana.
Il primo documento che menziona indirettamente Anzano risale al X secolo e riguarda la concessione della curtis di Calpuno, comprendente Anzano e frazioni, (oggi Calpuno è una località di Lurago) ai canonici di San Giovanni in Monza a opera di Berengario, re d’Italia, per compensarli del loro servizio all’Impero e alla Chiesa.
La giurisdizione di Anzano (raccolta delle imposte, difesa militare, esercizio della giustizia) spettava alla canonica di San Giovanni Battista di Monza e alla famiglia Carcano, il cui castrum (castello presso Albavilla), risalente al X secolo, dominava il Pian d’Erba.
Il destino di Anzano si legò a doppio filo con quello dell’Impero: i Carcano, infatti, che  erano già da tempo fedeli all’Impero, nel 1158 stipularono un accordo con Federico Barbarossa per sfuggire all’espansionismo milanese; l’imperatore tedesco per contrastare il libero Comune di Milano avvicinò a sé la città di Monza e il suo clero e conseguentemente le aree rurali, tra cui Anzano, che ad essi appartenevano.
Dopo il 1168 la famiglia perse il dominio assoluto detenuto fino ad allora nel Pian d’Erba.

(davanti alle scuderie)
VILLA CARCANO
Nel 1791 il marchese milanese Alessandro II Carcano affidò all’architetto Leopoldo Pollack l’incarico di progettare una villa di delizie ad Anzano.
Il Pollack, viennese per nascita e educazione, aveva raggiunto Milano nel 1775 non ancora ventenne; dopo aver ben familiarizzato con gli ambienti di governo e della nobiltà milanese aveva seguito le orme dell’architetto Giuseppe Piermarini.
Il progetto di Villa Carcano accentrata su un unico corpo e incastonata nel suo parco all’inglese appartiene a una fase avanzata della creatività dell’architetto neoclassico.
La Villa sorge  sulla sommità  di una collina, con una vista incantevole sul lago di Alserio, sulle Grigne e sul Resegone. Il parco  di oltre 40 ettari si sviluppa lungo i pendii della collina su cui domina la villa  e per la ricchezza della sua vegetazione è entrato nella toponomastica del borgo di Anzano.
I lavori di costruzione durarono due anni (1794 -1796)  e di questa rimangono precisi resoconti relativi alle spese per i lavori e alla squadra di operai e artigiani (poco più di una decina) presente nel cantiere edile.
Buona parte di essi erano Anzanesi e i loro discendenti vivono tuttora in paese.
Quando nel 1795 i Francesi occuparono il Ducato di Milano imposero ingenti tasse ai proprietari che pertanto fermarono i lavori, non completando le decorazioni e lasciando incompiuta la facciata est a pianterreno. Anche l’esosità del sistema tributario viennese, subentrato a quello francese, non favorì il completamento dell’edificio. La conclusione dei lavori avvenne attorno al 1840 ad opera di Carlo Camillo III.

Il parco venne realizzato più tardi rispetto all’edificio, a partire dal 1815 su commissione di Carlo Camillo III, seguendo l'impostazione paesaggistica già tracciata dallo stesso Pollack. La moda del giardino all’inglese si stava diffondendo in Europa e, per quanto riguarda l’Italia, era particolarmente presente in Lombardia. Anche Pietro Verri aveva affrontato l’argomento su alcune pagine de Il Caffè. Per Pollack la villa doveva quindi contemplare un giardino all’inglese, con assi prospettici anche su paesaggi agricoli. Non disturba quindi la ravvicinata presenza della scuderia, peraltro affrescata nelle volte su suggerimento di  Agostino Gerli[1]. Questi aveva visto le scuderie del castello di Chantilly in Francia e propose ai Carcano di realizzare un’opera simile, se pur di dimensioni ben ridotte.
Accanto agli edifici rurali (stalle, magazzini) sorsero strutture ed elementi d'impronta romantica: edicole, un teatrino e una ghiacciaia. Ampie spianate dialogano con vallette,  viali ed  esemplari arborei interessanti: Celtis australis, Ginkgo biloba, Aesculus hippocastanum e poi Chamaecyparis, tassi e cedri. S’incontrano grandi palme e lauri, uno spettacolare Fagus Purpurea Tricolor, altissimi Abies nordmanniana, magnolie e castagni plurisecolari. Una suggestiva carpinata  conduce al laghetto principale, popolato da ninfee e da fauna selvatica, con due isolette e una piccola penisola attraversata da un tunnel, allora navigabile
Fino a metà Novecento il lago era utilizzato per produrre ghiaccio, che veniva conservato in una delle diverse ghiacciaie[2] della proprietà e venduto in estate a Milano.






(davanti alla facciata ovest)
La  villa, un corpo di fabbrica compatto, di  pianta rettangolare si sviluppa su quattro livelli:
-interrato destinato alle cantine, alle cucine e ad altri locali di servizio
-piano terra
-primo piano o piano nobile
-ammezzato
Ogni facciata della villa si presenta autonoma e compiuta, ogni facciata è dotata di un ingresso principale  a fianco del quale ce ne sono altri minori. Alcuni elementi architettonici rendono unici i quattro lati del corpo di fabbrica, altri invece sono riproposti secondo precisi criteri di equilibrio e simmetria. La fascia marcapiano costituisce un tratto unificante, altri elementi sono combinati in modo vario, ma sempre secondo un preciso ordine. La bugnatura del piano terra richiama  la facciata del lato nord, le semicolonne ioniche di ordine gigante che raccordano il piano nobile e l’ammezzato sul lato sud proseguono anche sul lato minore ovest.

Il viale di accesso conduce alla facciata ovest; la tripartizione si ripropone sia nell’assetto verticale, sia in quello orizzontale. La sezione centrale, leggermente in aggetto, presenta nella parte superiore una struttura timpanata e una porzione che rimanda al tempio tetrastilo di ordine ionico; le due ali laterali sono rientranti. Il piano terra è caratterizzato dal ritmo del susseguirsi di arcate che proseguono sugli altri lati. Nel piano nobile separato dal piano terra dalla evidente fascia marcapiano, le semicolonne ioniche si alternano a superfici finestrate di dimensioni maggiori rispetto a quelle dell’ammezzato.
Le nicchie, destinate ad ospitare statue di personaggi di non facile identificazione, con la loro forma ben si armonizzano con le finestre a tutto sesto.

La facciata meridionale, grazie all’avanzamento curvilineo nella sua parte centrale, non solo suggerisce un salone ellittico all’interno, ma fa perdere rigidità all’edificio  aprendolo verso il parco. Questo elemento aggettante con la sua convessità rende unica la facciata, che tuttavia mantiene un ritmo coerente con l’edificio grazie alla teoria delle portefinestre a tutto sesto del piano terra. Le finestre rettangolari del primo piano sono sostituite da specchiature quadrangolari  nella sezione convessa; specchiature di minori dimensioni si alternano alle finestre al secondo piano.
Negli stessi anni Pollack progettò a Muggiò per la famiglia Casati-Stampa una villa con una struttura a Rotonda centrale aggettante, con "lanterna" superiore  anch’essa rivolta verso il parco, a Como (via Borgo Vico) per  la marchesa Villani una villa conosciuta appunto come la "la Rotonda" dato che nella facciata a lago presenta un imponente corpo centrale tondeggiante scandito da semicolonne.
La facciata est si affaccia sul punto panoramico di maggior importanza e ha pertanto davanti a sé il belvedere.  La funzione  speculativa del lato est è ribadita dalla presenza dell’unico balconcino della villa al piano nobile rivolto verso il suggestivo panorama, risalente al 1840 circa, ovvero all’ultima fase dei lavori. Quest’ala dell’edificio fu l’ultima ad essere completata perché davanti a sé non aveva un bellissimo panorama, bensì la casa della famiglia Brenna che solo dopo molti anni di trattativa cedette il proprio immobile.
La facciata settentrionale, una delle due maggiori, è totalmente in bugnato levigato. Il piano nobile è scandito da una sequenza alternata di finestre timpanate, coronate da un bugnato in aggetto con concio centrale sporgente, a rimando del timpano principale della villa. L’elemento originale che la contraddistingue è l’oculo a livello dell’ammezzato. Possiamo notarne due con superficie finestrata al centro e due ciechi ai lati, che ripropongono, quindi, l’alternanza di apertura e specchiatura presente sul lato sud.





LO STEMMA DEI CARCANO


In campo rosso cigno d’argento, sormontato da una scure, armata d’argento e manicata d’oro. Il cigno compare anche nell’insegna della famiglia Parravicini.

DIVISE O IMPRESE ARALDICHE DEI CARCANO
Sine macula et nive candidior (Senza macchia e più bianco della neve)
Amor et Labor (Amore e Lavoro)
Virtutis premium (Premio del valore/virtù)

La pieve[3] di Incino (Erba), di cui Anzano faceva parte, fu assoggettata ai Visconti;  Giangaleazzo (1351-1402) la assegnò come feudo prima a Facino Cane, il suo capitano, successivamente smembrò il feudo tra le famiglie Bentivoglio e Dal Verme.

Anzano toccò ai conti Dal Verme;  questa famiglia di origine veronese mantenne il dominio su Anzano, Alserio, Lambrugo, parte di Lurago, Nobile, Camisasca, Centemero fino al 1656 quando concesse l’investitura al conte Claudio Giussani, già feudatario di alcune località nella pieve di Agliate e di altre in quella di Brivio. Il conte, non avendo figli maschi, lasciò una parte dei suoi feudi, tra cui Anzano, alla figlia naturale Paola; dopo alcune vicissitudini giudiziarie con la Regia Camera, Carlo Camillo Carcano,  il marito di Paola,  riuscì a ottenere nel 1684 l’eredità del suocero.
 Carlo Camillo ricevette nel 1714 da Carlo VI, Imperatore d’Austria, (padre di Maria Teresa) il titolo di Marchese di Anzano, trasmissibile per primogenitura maschile.

GENEALOGIA
Camillo I  ‘600
Alessandro I-  Medico  ‘600
Carlo Camillo – Giureconsulto – 1669
XXXXXXXXXXXXXXXX
Carlo Camillo II+ Cristina Sormani
Alessandro II Luigi + X Ala Ponzone   (importante famiglia cremonese) da cui si separò           (Costruzione della Villa)
Carlo Camillo III 1783- 1854   + XY     (Completamento del parco)

Alessandro III (1837 – 1907) +    Emilia V. Beretta         (Agricoltura, fotografia, calesse, automobili)
ANZANO -CREMNAGO  PALAZZO PEREGO
Il marchese Alessandro III Carcano faceva spesso visita ai conti Perego di Cremnago a bordo di un  calesse trainato da due struzzi. Lo starnazzo degli animali preannunciava le sue visite e diventava oggetto di chiacchiere fra gli abitanti del borgo: L’è scià ‘l marchés d’Anzàn. Capitò più di una volta che il marchese, fermatosi per dare riposo agli animali prima della salita che conduce al palazzo, si trovasse a piedi, perché gli astuti animali, resisi conto dell’alleggerimento del calesse corressero alla meta senza di lui!
BRIANZA – COSTA AZZURRA
Lo stesso, a bordo di un automezzo dotato di motore scoppiettante, raggiunse Nizza, creando scompiglio tra la gente che si mise a lanciare sassi per fermare l’assordante rumore proveniente da un oggetto poco familiare: un prototipo di automobile! La Municipalità di Nizza emanò prontamente un divieto di circolazione dei mezzi a vapore per le strade della città.
Camillo + XY ( -1953) non ebbe figli e dopo la morte prematura della moglie si ritagliò uno spazio ad uso personale nella parte sud-occidentale del primo piano della villa, lasciando al fratello Cesare le altre parti dell’edificio. La centralina elettrica privata, situata nei pressi del Lago di Alserio, forniva elettricità solo ai locali da lui abitati.
Cesare (1876 – 1939) + X Bonetto (trasferimento temporaneo in Francia e a Como)(ferrovia, chimica, motori, motociclette)

Annamaria 1913 -2009 + X Bosetti= il nostro ospite marchese Giorgio Bosetti Carcano
Emilia 1917- 2002

LA VILLA: ATTIVITA’ PRODUTTIVE E NON
Fin dal primo Seicento la  famiglia Carcano aveva sviluppato un’importante attività agricola sui terreni che si estendevano anche oltre i confini attuali, essendo pari  mediamente ai due terzi dei fondi agricoli di Anzano di quel tempo. Dopo la costruzione della villa di delizie la funzione produttiva dei terreni non venne meno; fu trovato allora un punto di equilibrio fra il carattere rurale dell’area e l’esigenza di fare spazio a un giardino all’inglese, secondo la moda del tempo.
Ai campi di frumento, miglio, granoturco si affiancavano spazi per le vigne; i boschi di castagni fornivano cibo per i contadini e legname, i gelsi permettevano ai bachi da seta di produrre bozzoli; i prati erano destinati a pascolo per il bestiame;alberi da frutta e orti completavano lo scenario.
Lo spirito imprenditoriale della famiglia seguì il corso della storia tanto che nel 1898 nell’officina meccanica situata al Mulino[4] di Anzano furono costruite le prime motociclette in Italia (con il motore Carcano) [5]e prototipi di autovetture (quattro ruote coperto o scoperto, tre ruote con baldacchino) ; nel Parco fu realizzata  una piccola centrale elettrica ed un trenino per i trasporti interni; di questa micro-ferrovia, però, non resta più traccia.
Dal novembre del 1944 un reparto  di soldati italo-tedeschi si era stabilito ad Anzano: automezzi nel parco, ufficiali in due locali sul lato est della villa, soldati nelle scuole e nei locali della cooperativa adibita a cucina.
Il 26 aprile i fascisti si arresero; i tedeschi, invece, rimasero in attesa di ordini da Como.
L’occupazione terminò il pomeriggio del 27 aprile 1945, dopo  che i tedeschi lasciarono Villa Carcano; in serata Anzano poté salutare gli avamposti Americani e il 28 aprile applaudire il passaggio della colonna americana diretta a Como.

CAPPELLA DEL LAZZARETTO
La Cappella del Lazzaretto è un piccolo edificio, a emiciclo, incluso nel muro di recinzione del Parco della villa, che si affaccia sulla strada  che conduce alla frazione di Borigo.
Morena Maria Cazzaniga e Cristiana Borghi

Docenti del Liceo  Linguistico & delle Scienze Umane  “Carlo Porta”  di Erba

Fonti: Luigi M. Gaffuri Anzano del Parco. Note di storia d'ambiente e di costume 1979
          Bagatti Valsecchi, Cito Filomarino, Suss Ville della Brianza I tomo  Rusconi 1980
          Intervista al marchese Giorgio Bosetti Carcano


[1] Decoratore, architetto, costruttore del primo pallone aerostatico italiano; nel 1784 Agostino e i suoi due fratelli levarono nel cielo di Brugherio una mongolfiera ( primo volo al di fuori della Francia, quarto in assoluto)
[2] Le ghiacciaie (giazere) di villa Carcano.
Il lago di Alserio è un piccolo bacino lacustre di 18,3  Km. quadrati  e profondo al massimo 8,1 metri.
In passato, quando le temperature erano più rigide ghiacciava sin dai primi freddi fornendo la materia prima per lo stoccaggio e la commercializzazione del ghiaccio.
Nel ‘700-‘800 furono così costruite, nei pressi delle rive, diverse ghiacciaie ove conservare per mesi grossi blocchi di ghiaccio che venivano venduti durante il periodo estivo per la conservazione degli alimenti (i “frigoriferi ecologici” del passato).
Erano costruzioni parzialmente interrate, per sfruttare al meglio l’isolamento termico offerto dal terreno, poste all’ombra di imponenti alberi, cisterne  di forma quadrangolare o circolare costruite con pietre reperite in zona, con fondo in terra battuta, roccia o pavimentato con  ciottoli  e poi rivestite di  materiali quali paglia per evitare lo scioglimento del ghiaccio a contatto con le pareti, molto spesse per garantire un adeguato isolamento termico. L’uso del legno era limitato alla porta di accesso e alla impalcatura della  copertura per evitare il fenomeno di marcescenza in un ambiente così umido.
Sulla sommità si trovavano delle aperture dalle quali si facevano scivolare i blocchi calati all’interno con l’ausilio di funi; qui venivano separati da tele di juta per evitare che si saldassero tra loro.
Il prezioso ghiaccio veniva richiesto dalla borghesia urbana: veniva caricato su carri diretti a Como, Milano e presumibilmente in Svizzera. Inoltre riforniva le ghiacciaie collocate nelle ville di delizia della zona.
L’attività è andata scemando nei primi decenni del ‘900 e  negli anni ’50 il frigorifero da cucina, estremamente più funzionale, le aveva interamente sostituite.
A  sinistra del viale di ingresso alla villa si nota un edificio circolare di color rosso: è appunto un’ antica ghiacciaia collocata su due diversi livelli in modo che al pian terreno potesse essere usata come padiglione per godere la frescura del giardino e , in passato (senza l’attuale vegetazione), la vista del lago. E’ citata nei documenti come la “casa del caffè”.
La villa era dotata di un’altra struttura (la ghiacciaia grande) collocata nel parco a valle del laghetto artificiale, costruito nel 1810 ed alimentata da una sorgente perenne. Oggi rimane solo una voragine parzialmente riempita dai materiali crollati  all’inizio del’900: superstite è solo il portale di accesso sul lato a sud. Il ghiaccio raccolto nelle ghiacciaie del parco proveniva dai laghetti interni. (Mariarosa Beretta)

[3] Anche l’ area a nord-est del contado di Milano, chiamata Martesana era divisa in circoscrizioni ecclesiastiche dette pievi, comprendenti più parrocchie.

[4] Il Mulino, fuori dalla cinta del parco,  diventò a metà degli anni ’70 la sala di incisione di Lucio Battisti
[5] Carlo Maserati (1881-1910), lasciata Voghera, emigrò a Milano in cerca di lavoro. Mentre lavorava in una fabbrica di biciclette ad Affori progettò un motore monocilindrico e lo montò con successo su un velocipede. Il “Carcano”, così chiamato per rendere omaggio al marchese Cesare Carcano che aveva finanziato il progetto. La bicicletta a motore fu in strada nel 1899, raggiunse la velocità record di 50 Km/h, cambiando la vita del giovane operaio e quella dei suoi fratelli. Questi, infatti, raccolsero l’eredità di Carlo e fondarono la casa del Tridente, un’ industria automobilistica che l’anno scorso ha festeggiato i suoi primi 100 anni.

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