domenica 13 novembre 2016

LA SCUOLA E LE SCUOLE

Imparare costa fatica! Egregio dottor Pessina, ho letto l’editoriale “Io, preside, mi chiedo: dunque la scuola non basta?” e ho deciso di non tenere per me le seguenti riflessioni. Oggi tutti gli alunni dovrebbero apprendere piacevolmente, senza fatica, in modo cooperativo. L’esperienza ludica nel processo di apprendimento, a mio avviso, inevitabilmente, però, decresce con l’innalzamento dell’età anagrafica del discente. L’insegnante prevalente di una Primaria necessariamente opera in maniera diversa da un docente della Secondaria che può avere anche nove classi e trascorrere in una classe due ore settimanali; un bambino è altro rispetto ad un adolescente. Le parole fatica, sacrificio, impegno, rinuncia al tempo libero in certe circostanze, zelo, dedizione, costanza, meticolosità suonano come retaggi gentiliani da estirpare al più presto anche dalla Secondaria di II grado e, in quanto considerati tali, questi termini non possono essere pronunciati. Meglio rispolverare don Milani! L’unica certezza è che da studentessa liceale il maggior carico di lavoro era mio, proprio in quanto studentessa, il rapporto umano con i docenti del liceo e universitari distante e, da parte di alcuni soggetti, addirittura sprezzante; da insegnante liceale il maggior carico di lavoro è stato ed è mio per sensibilità, per passione, per dovere, per obbligo di legge con le normative su DSA e BES. Insegnare in una I liceo di Scienze Umane a 29/ 30 studenti è sempre più difficile. Alcuni ragazzi non padroneggiano i necessari prerequisiti (scarse conoscenze lessicali, gravi lacune grammaticali). L'entusiasmo con cui cerco di trasmettere le mie discipline non è sufficiente. Molti di loro non sono disposti ad impegnarsi, in loro non c'è la curiositas necessaria per apprendere. Nel suo editoriale fa riferimento al fallimento, all’insuccesso. Chiediamoci: “Gli studenti hanno seguito il consiglio orientativo dei colleghi della Secondaria di I grado?”, “Hanno subito un condizionamento da parte dei genitori?”, “La scuola è una priorità nel loro planning settimanale?” Quando gli studenti in prima liceo arrancano, forse hanno semplicemente sbagliato scuola! Gli indirizzi della Secondaria di II grado sono differenti: è importante che anche i Dirigenti scolastici, gli psicologi e i sostenitori dell'inclusione se lo ricordino. Non mi pare che don Milani insegnasse in un Liceo! Per 8 anni i ragazzi sono alunni della scuola, poi diventano studenti di scuole con finalità e obiettivi diversi! Inclusione non deve significare omologazione e rinuncia alle connotazioni proprie dei differenti indirizzi scolastici. Il quindicenne ha lasciato l’amato ludus e ogni giorno si reca all’odiata schola? Il praeceptor non è la dolce magistra della fanciullezza, ma non è nemmeno un orco! Il recupero in itinere è prassi consolidata, l’adeguamento delle richieste al livello della classe è un processo ormai interiorizzato, se non altro per resistere agli attacchi dei genitori e ai conseguenti richiami del DS, che nella maggior parte dei casi è contro i docenti per il “bene” dello studente. Anche gli psicologi addossano ogni responsabilità al docente, facendo apparire agli occhi del genitore pagante lo studente come un genio incompreso da nove docenti cretini, sottopagati. Da ultimo vorrei condividere con Lei tante perplessità circa la cosiddetta Riforma Gelmini. Io l’ho sempre letta come una decurtazione oraria e niente più. Nel vecchio ordinamento Brocca insegnavo Latino 4 ore settimanali, Gelmini mi ha chiesto di svolgere lo stesso percorso in 3 ore. Insegnare non significa rovesciare nelle teste dei miei studenti “il mio sapere”; la quarta ora mi dava la possibilità di stratificare l’apprendimento, di ricorrere al metodo natura o induttivo, di simulare le verifiche. Sono d’accordo con Lei: la riduzione oraria premia i bravi e i ricchi! Quest’ultimi, infatti, si avvalgono di un tutor a pagamento per esercitarsi o frequentano scuole private, dove sono previste ore aggiuntive di insegnamento, di conversazione in lingua, per compensare lo scempio della “riforma Gelmini”. Cordialità da parte di una docente BIA (Bisogno di Insegnamento Autentico)