Già
Aristotele comprese la stretta relazione fra finezza del tatto, propria per
eccellenza alla mano dell’essere umano rispetto a ogni animale, e intelligenza.
Nel 'De anima' scrisse a proposito dell’uomo: «Mentre per quanto riguarda tutti
gli altri sensi egli è inferiore a molti animali, di gran lunga li supera nella
finezza del tatto. Per questo egli è anche il più intelligente tra tutti gli
esseri viventi». Senza scomodare la neurologia evolutiva, è evidente a ogni
antropologo e psicologo infantile, educatore o semplice - si fa per dire! -
genitore, come sviluppo dell’intelligenza nel bambino e motilità tattile, in
particolare quella della mano, dall’afferrare e toccare alle più precise e
artistiche raffinatezze, siano strettamente correlate, si evolvano di pari
passo in una feconda reciprocità di stimoli e conquiste. Sia nell’ontogenesi
della singola persona, sia nella filogenesi della storia più o meno evolutiva
della stirpe umana, lo sviluppo di cervello e intelligenza procede
parallelamente a quello di mano e finezza della sua tattilità e mobilità.
Pensiero e scrittura, arte e visione del mondo, mano e testa, con l’apporto
basilare dell’energia dei piedi per il cammino, procedono assieme, nell’uomo.
Nel bambino, la tattilità fine della mano gli permette di scoprire il mondo, correlando a esso suoni, emozioni, parole, pensieri, nel riflettere infine anche su se stesso, soggetto e oggetto assieme di raffinata sensibilità. Per questo è fondamentale che i bambini possano toccare tutto quanto li circondi, senza danno, differenziando gradualmente la percezione di diverse gradazioni e tipologie di calore, superficie, forma, stato e quant’altro la loro spiccatissima sensibilità possa percepire ed elaborare, stimolando la crescita cerebrale, intelligentemente. Col disegno attivo e la scrittura elaborata, pensata, astratta dalla visione di forme e immagini, che siano reali o di fantasia, poi, la mente del bambino si apre infinitamente oltre l’istintualità animale, rendendolo intelligente uomo. Ma ciò è possibile solo attraverso la mano, non è sufficiente l’apprendimento del suono, per quanto rilevantissimo nelle fasi fetali e di prima infanzia, né tantomeno la sola immagine visiva, per quanto nobile ed esaltato sopra ogni altro, nella cultura occidentale, sia il senso della vista. È quindi di fondamentale importanza che il bambino possa usare le mani, ne affini la sensibilità, poiché la stessa intelligenza cerebrale ne recepirà e svilupperà altrettanto finemente le sollecitazioni, rendendo possibile un’ulteriore finezza e complessità di gesto e tattilità, in una circolarità aperta, virtuosa, infinita. Si tratta quindi d’una vera e propria amputazione delle mani dei bambini, di un’eutanasia della vita umana in crescita, avvenire, la svolta antropologica in atto nelle scuole italiane, derivata come tutte le peggiori mode, consumistiche e omologative, dalle ultime innovazioni tecnologiche, più che dalle teorie educative, americane.
Quella di 'educare' i bambini all’uso del computer, dei libri elettronici, delle lavagne multimediali... con una conseguente atrofizzazione delle mani nella loro peculiarità di tattilità fine, che solo la manualità precisa, la finissima, bella scrittura, il contatto diretto con elementi viventi come il legno delle matite, la cellulosa del foglio di carta possono dare. Senza viva calligrafia, con la finezza del tatto e del gesto della mano verrà meno anche la raffinatezza del pensiero.
Anziché educati a uno stile di vita che abbia sensibile cura del mondo e aperta versatilità intellettuale, i nuovi bambini vengono gettati nel baratro dell’insensibilità umana e d’una piatta omologazione mentale.
Nel bambino, la tattilità fine della mano gli permette di scoprire il mondo, correlando a esso suoni, emozioni, parole, pensieri, nel riflettere infine anche su se stesso, soggetto e oggetto assieme di raffinata sensibilità. Per questo è fondamentale che i bambini possano toccare tutto quanto li circondi, senza danno, differenziando gradualmente la percezione di diverse gradazioni e tipologie di calore, superficie, forma, stato e quant’altro la loro spiccatissima sensibilità possa percepire ed elaborare, stimolando la crescita cerebrale, intelligentemente. Col disegno attivo e la scrittura elaborata, pensata, astratta dalla visione di forme e immagini, che siano reali o di fantasia, poi, la mente del bambino si apre infinitamente oltre l’istintualità animale, rendendolo intelligente uomo. Ma ciò è possibile solo attraverso la mano, non è sufficiente l’apprendimento del suono, per quanto rilevantissimo nelle fasi fetali e di prima infanzia, né tantomeno la sola immagine visiva, per quanto nobile ed esaltato sopra ogni altro, nella cultura occidentale, sia il senso della vista. È quindi di fondamentale importanza che il bambino possa usare le mani, ne affini la sensibilità, poiché la stessa intelligenza cerebrale ne recepirà e svilupperà altrettanto finemente le sollecitazioni, rendendo possibile un’ulteriore finezza e complessità di gesto e tattilità, in una circolarità aperta, virtuosa, infinita. Si tratta quindi d’una vera e propria amputazione delle mani dei bambini, di un’eutanasia della vita umana in crescita, avvenire, la svolta antropologica in atto nelle scuole italiane, derivata come tutte le peggiori mode, consumistiche e omologative, dalle ultime innovazioni tecnologiche, più che dalle teorie educative, americane.
Quella di 'educare' i bambini all’uso del computer, dei libri elettronici, delle lavagne multimediali... con una conseguente atrofizzazione delle mani nella loro peculiarità di tattilità fine, che solo la manualità precisa, la finissima, bella scrittura, il contatto diretto con elementi viventi come il legno delle matite, la cellulosa del foglio di carta possono dare. Senza viva calligrafia, con la finezza del tatto e del gesto della mano verrà meno anche la raffinatezza del pensiero.
Anziché educati a uno stile di vita che abbia sensibile cura del mondo e aperta versatilità intellettuale, i nuovi bambini vengono gettati nel baratro dell’insensibilità umana e d’una piatta omologazione mentale.